American Sniper [2014] – Il cecchino infallibile sui corpi non riesce a toccare l’anima

Non si può dire che Chris Kyle non sia uno che rifletta, ma si guarda bene dal toccare i saldi principi parabiblici impostigli dal padre, e come cecchino dei Navy SEAL in Iraq svolge al meglio il compito di “cane da pastore” che si era prefisso, proteggendo gli uomini e i valori che vi stanno dietro. Con American Sniper, film tratto dall’autobiografia dell’uomo più letale dell’esercito americano, siamo molto lontani dai dubbi  e le disillusioni che quasi dieci anni fa colpivano i protagonisti di Flags of our fathers, forse il film minore del periodo “d’oro” di Clint Eastwood, che nei suoi ultimi due lavori (includendo J. Edgar del 2011) smette di intaccare le coscienze come aveva fatto in passato per concentrarsi su figure incarnanti valori e convinzioni pienamente americani.

Il cane da pastore di questo film non è, ovviamente, solo Kyle, lo sono gli interi Stati Uniti, secondo una narrazione molto vicina al Bush-pensiero, che non eccede con l’esaltazione ma non offre poi tanti spunti di riflessione, che pure in molti dicono di aver visto, ad esempio nel cecchino iracheno che funge da nemesi del protagonista, non costruito abbastanza da poter rappresentare presunte ragioni opposte e speculari alla sua controparte. Scena dopo scena, viene riproposta l’idea che la protezione dei compagni più deboli sia tutto, valga l’accettazione acritica a essere pedina di un gioco più grande, e ogni possibile dubbio residuo sui principi patriottici viene infine spazzato via dai titoli di coda, con le immagini reali del corteo funebre per l’eroe di guerra cui tanti americani hanno voluto rendere omaggio.

Tuttavia, la prestazione solida di Bradley Cooper, e le tante scene ben girate e mai banali porterebbero a un parere positivo su questo film, ma diventano inevitabili i paragoni con un’altra recente pellicola sulla guerra in Medio Oriente, The hurt locker (premio Oscar 2010), che Eastwood, pur con intenti fondamentalmente diversi, finisce per ricalcare a tratti, restandogli però inferiore e perdendo in originalità. American Sniper non è un film contro la guerra, non è per questo imputabile di colpe, ma il suo modesto messaggio stona con la profondità cui il suo regista ci aveva abituato in passato. Una profondità che toccava l’essenza dei rapporti umani e che questa volta si limita a colpire la carne e nient’altro.

Voto: 2,5/5